lunedì 21 novembre 2011

Cretinomanzia

Addirittura ci sono dei giorni che affido le mie decisioni a dei giochetti. Tipo: se si apre l'ascensore entro cinque secondi, o se nel camminare pesto delle righe del marciapiede, se accendendo il cellulare ricevo un messaggio, allora la mia decisione dev'essere sì. Se non succede, è no. A volte invece in metropolitana o in treno o sull'autobus mi fisso su una persona, mi concentro e mi ripeto: «girati girati guardami guardami adesso e subito». Se si gira è sì.
Ma il colmo è che se la decisione non mi conviene, o non è quella che voglio veramente, penso che non vale e che era solo un preriscaldamento, e riprovo. Anche due o tre volte.

Ingoiando biscotti ridotti a poltiglia dal latte, come quando ero piccola e mia sorella maggiore me li sminuzzava in una pappetta (ma stavolta perché i miei denti sono friabili come pasta frolla e ieri me n’è caduto un altro riducendo la mia bocca a un ampio monovano con due finestre, balcone e soppalco, no perditempo) leggevo, e a  pagina 13 del libro d'esordio di Fabio Volo ho trovato queste parole che mi hanno colpita. Non so se quando lo finirò mi avrà colpito qualcos’altro e avrò voglia di leggere il suo ultimo libro, di quest'anno: penso di no, ma potrei avere la curiosità di scoprire come dieci lunghi anni siano intervenuti sullo stile dello scrittore.
Esco a fare due passi era nella mia libreria dal 2006, quando l'ho ricevuto in dono da una persona che avevo creduto cara, ma che alla fine si era palesata una immatura egoista di passaggio nella mia vita. Non l'ho mai aperto ma l'altro giorno, avevo bisogno di letture leggere, vista la pesantezza dell'aria che mi circonda ultimamente, e l'ho preso. Come al solito ho tolto la copertura molle della copertina rigida e ho iniziato. Fino ad ora risulta senza infamia e senza lode: un auto-epistolario con qualche spunto di riflessione.
I capoversi citati mi hanno fatto venire in mente come certe volte, spesso, mi sia accaduto di non avere il coraggio delle mie azioni e volerle a tutti i costi attribuire al caso, ed in particolare mi è venuta in mente una bustina sigillata, all'interno della quale era custodito uno stencil verde, che da piccola ho conservato come amuleto, datandola, perché mi ero fissata che, giacché Elena (che fino a quando avevo 15 anni ho imitato in tutto e per tutto... poi ho smesso) aveva fato una cosa analoga conservando una busta, contenente un amuleto, e datandola (il giorno della data sulla sua busta era lo stesso in cui uno o due anni dopo aveva incontrato l'uomo della sua vita) io non avrei potuto esimermi dal fare lo stesso e sperare, ogni anno in ottobre, che succedesse qualcosa di fantastico anche a me... ma, anno dopo anno, vedevo che a ottobre succedevano solo cose terribili! Dunque l'amuleto, che nel frattempo non trovavo più, e del quale avevo dimenticato perfino la data esatta, portava sfiga!!! Ma allora perché a lei il suo aveva portato fortuna??? A un certo punto non ci ho pensato più, ho visto che gioie e dolori potevano arrivare in qualunque momento dell'anno... e soprattutto, che l'uomo della vita di Elena, nel frattempo, si era rivelato un autentico pezzo... da museo: il museo degli orrori!
Se ritrovo la mia busta le do fuoco!

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