venerdì 27 aprile 2012

Raccontino 4/n (Marzo 2011)

Co' duci murìri

Elena chiamò Licia come ogni mattina, con il solito tono, e lei con le consuete parole di pietra: «Non siamo a Stars Hollow, la vita non è un telefilm americano, il lieto fine non è sempre lieto, ma almeno si deve arrivare alla fine in modo dignitoso! Co' duci murìri doveva far rima con finìri…».
Licia credeva che Elena avrebbe retto molto meno, pensava che i suoi discorsi avrebbero avuto un peso, ne era sicura. Purtroppo non era andata così: Elena si era spenta gradualmente negli anni, rinunciando a una parte di sé ogni volta più grande.
«Elena, svegliati ti prego, non c’è più niente da sperare, lui era, è e sarà così per sempre, e tu per lui continui a rappresentare la stupida che non riesce a provare odio, che non può fare a meno di lui. Non siete amici, non lo sarete: lui era la tua volontà, le tue parole, e ora che devi tornare ad essere tu la tua volontà ti senti persa, ma puoi riprenderti, se lo vuoi. Le favole d’amore non esistono, i dolcetti la domenica hanno come rovescio della medaglia trombate e risate alle tue spalle come il viaggio a Parigi è stato un contentino grande per una grande puttanata»!
Ma Elena è stata sorda e muta per tutta la vita, e così rimase anche quel mattino al telefono; è cresciuta con lui ed è diventata lui.
Licia si rese conto che non c’era più nulla da fare, che a nulla sarebbero valsi prediche e sermoni, che il baratto stava avendo luogo e lui l’avrebbe fatta franca ancora una volta, una volta per tutte: Barbie e Skipper, Lorelai e Rory, nulla potevano contro questa dipendenza distruttiva travestita da amore, così scrisse altre parole inutili, le ultime:
«Parole inutili queste che ti scrivo, come quelle che ti ho detto negli ultimi mesi. Illusioni che mi sono fatta: che volessi il mio aiuto, che volessi essere "salvata", ma niente di tutto questo corrisponde a verità. Nella tua situazione precedente ci stavi comoda, per questo non hai mai voluto aprire gli occhi, ed invece di confidarti con chi ti poteva scuotere dal torpore hai preferito confidarti con lui, esattamente come ora, che gli dai udienza, ancora, che stai in silenzio di fronte alle sue minchiate aspettando di tornare comoda e sorda come prima, più di prima.
Quando penso a te mi pervade una sensazione di tristezza e di sconfitta che blocca le mie speranze e le mie azioni, perché la mia non è amarezza per ciò che ti è accaduto, ma abbattimento per ciò che sei voluta diventare, e per la certezza dell’epilogo.
Hai avuto una grande possibilità di "riabilitazione" e la stai sprecando.
Ritrovo la tua cecità, la tua sordità, che per anni mi hanno infastidita nei tuoi "non lo so", "vediamo". Era già triste che il destino decidesse per te, ma sarà ancora più tremendo se tu sceglierai quel destino! Sei mia amica, non posso smettere di amarti, per fortuna e mio malgrado, ma non posso compiacerti e stimarti a prescindere dalle tue aberranti scelte. L.».
E Licia scelse il silenzio. E Elena scelse lui: l’uomo della sua vita (e le sue future amanti che non si darà nemmeno la pena di nascondere), il padre di suo figlio, il ricco imprenditore ignorante, la bella casa, il macchinone, pur sapendo che sarebbe rimasta più sola di prima. Scelse l’uomo che non paga le tasse e preferisce evaderle, e chi le paga «povero fesso»! Scelse l’uomo più furbo, che si sente bello e bono, e sotto gli occhiali da sole firmati guarda le femmine, che lo riguardano, mentre passeggia col suo bolide. Scelse di essere ancora una volta la concubina fiduciosa che non fa domande e si esprime con parole sue (di lui). Scelse l’uomo che non fa la raccolta differenziata perché è una perdita di tempo, e non mette a regola gli albanesi che lavorano per lui perché «hanno un lavoro, che vogliono di più»? Scelse un uomo che lavora, e che non viene sfiorato dal problema del precariato «chi gliel’ha comandato di laurearsi? Tutti questi insegnanti a che servono»? Lui ne aveva avuto uno, «pure troppo»!

Rinunci alla tua intelligenza?
Rinuncio.
Rinunci alla tua dignità?
Rinuncio.
Rinunci alla tua libertà?
Rinuncio.
Rinunci all’altrui stima?
Rinuncio.
Rinunci a chi ti vuole bene?
Rinuncio.
Credi che lui possa cambiare?
Credo.
Credi che il gioco valga la candela?
Credo.
Credi che i nostri giudizi siano esagerati?
Credo.
Credi che sarai felice?
Credo.
Credi di non poter fare a meno di lui e di poter fare a meno di tutti gli altri?
Credo.

E questo novello e scellerato battesimo le allontanò una volta per tutte, e le telefonate piatte si trasformarono in mutismo, il dolore lasciò il posto alla rassegnazione, la pena lasciò il posto all’insofferenza, e la mestizia all’arroganza.

Amen.

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