mercoledì 16 gennaio 2013

Ora che il ricorso per decreto ingiuntivo è stato depositato, ci sentiamo di esprimere tutto il nostro rammarico, tutta la nostra profonda tristezza e tutta la nostra rabbia per aver avuto la colpa di fare le cose per bene.
Ci abbiamo creduto fino in fondo e fino all'ultimo. Abbiamo istituito AmiCa pensando di poter fare la differenza, sostenuti ed incentivati da persone che sembravano crederci come noi, e mentre noi spendevamo i nostri pochi soldi, loro ci dicevano che ci sarebbe stato da aspettare, ma che alla fine avremmo potuto ripagare noi stessi e gli artisti...
Con il ricorso alla legge pretendiamo di riprendere le spese, ma soprattutto la dignità!
Siamo stati noi a metterci la faccia e adesso vogliamo solo pagare quegli artisti che si sono generosamente spesi per noi pur conoscendo i tempi biblici con i quali sarebbero stati ricompensati. Dopo di che vogliamo chiudere la faccenda per sempre, perché questa terra non merita la cultura, non merita la preparazione, non merita l'amore e la passione con cui i suoi figli vogliono cambiare le cose onestamente. Questa terra che chiede: "perché ve ne andate?" è la stessa che dice "avete fatto bene ad andarvene!" e nel frattempo ti guarda placidamente mentre la lasci e ti penti di averle dato credito.
La nostra situazione è uguale a quella di tante associazioni culturali, specialmente del sud, costrette dall'indifferenza di chi dovrebbe sostenerle, amministrazione dopo amministrazione, a una lenta ed onerosa agonia: lavorare gratis non piace a nessuno (a meno che non sia una scelta), ma chissà perché, agli artisti questo si richiede frequentemente e impunemente...

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