lunedì 16 ottobre 2017

#metoo

Il fratello maggiore della tua compagna di classe che mentre torni da scuola ti tira su la gonna per goliardia; il teppistello di turno che per carnevale ti riempie la faccia di schiuma per metterti una mano sul culo perché a carnevale ogni scherzo vale; l'adulto viscido che con "galanteria" e mani lunghe ci prova ripetutamente anche se hai 13 anni e già solo per questo i tuoi "no" gli suonano meno convincenti di un ceffone ben assestato magari da una sua coetanea; il maiale che si fa una sega alla fermata dell'autobus accanto a te... nessuna di queste è un'"aggressione sessuale" in piena regola, ma ognuno di questi casi giustificherebbe il #metoo che in queste ore sta dilagando su internet. Questo hashtag non mi disturba affatto, non è una rimostranza fine a se stessa come se ne vedono troppe. Questo hashtag, invece, può dare l'idea di quanto radicata sia l'idea di ragazzata innocua, del "niente ci fa", che sminuisce il fastidio (nel migliore dei casi) che una bambina/ragazza/donna può provare davanti a certe libertà che alcuni maschi si prendono solo perché hanno un pisello e due palle (nel migliore dei casi).

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